Dott
Madau Filippo , Pesaro
La
depressione fa parte dei disturbi dell'umore, insieme ad altre patologie come
la mania e il disturbo bipolare. Essa può assumere la forma di un singolo
episodio transitorio (si parlerà quindi di episodio depressivo) oppure di un
vero e proprio disturbo (si parlerà quindi di disturbo depressivo). L'episodio
o il disturbo depressivo sono a loro volta caratterizzati da una maggiore o
minore gravità. Quando i sintomi sono tali da compromettere l'adattamento
sociale si parlerà di disturbo depressivo maggiore, in modo da distinguerlo da
depressioni minori che non hanno gravi conseguenze e spesso sono normali
reazioni ad eventi della vita con risoluzione in tempi brevi.
L'episodio
depressivo maggiore è caratterizzato da sintomi che durano almeno due settimane
causando una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo
o di altre aree importanti.
Sintomatologia:
-Umore
depresso;
-Diminuzione
o perdita di interesse(anedonia, apatia);
-Agitazione
o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno;
-Affaticabilità,
perdita o mancanza di energia/slancio vitale o prostrazione fisica quasi ogni
giorno (astenia);
-Disturbi
d'ansia (es. attacchi di panico o preoccupazioni eccessive e persistenti);
-Insonnia
o ipersonnia quasi ogni giorno;
-Significativa
perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo aumento di peso;
-Disturbi
psicosomatici;
-Tendenza
all'isolamento;
-Ricorrenti
pensieri di morte.
I
sintomi non son necessariamente tutti presenti, ma per parlare di episodio
depressivo maggiore è necessaria la presenza di almeno cinque dei sintomi sopra
elencati. Nella maggior parte dei casi però la depressione si configura come
disturbo depressivo maggiore, cioè un decorso clinico caratterizzato da più
episodi depressivi maggiori; nel 50-60% dei casi, infatti, un episodio
depressivo maggiore sarà seguito da un ulteriore episodio depressivo, portando
quindi alla formazione di un disturbo depressivo.
-Almeno il 27% della popolazione adulta ha
sofferto o soffrirà in futuro di un episodio di depressione clinica;
-La depressione aumenta il rischio di
attacchi cardiaci e spesso costituisce un fattore di rischio per l’infarto, il
diabete e il tumore;
-La depressione è la causa principale di
incapacitazione;
-I costi associati alla depressione
superano i 30 milioni di dollari l’anno.
Le
tecniche usate in questo ambito teorico, sono di tipo cognitivo\comportamentale; esse consistono in esperienze di apprendimento molto
specifiche volte ad insegnare al paziente le seguenti operazioni:
-Regolare i pensieri negativi, automatici
(cognizioni);
-riconoscere le connessioni tra cognizione,
affetto e comportamento;
-esaminare le prove a favore e contro il
proprio pensiero automatico distorto;
-sostituire queste cognizioni prevenute con
interpretazioni più centrate sulla realtà;
-imparare ad individuare e a modificare le
convinzioni disfunzionali che predispongono a travisare le proprie esperienze.
Si
usano varie tecniche verbali per esplorare la logica che sta dietro a
cognizioni e presupposti e ne forma la base. Inizialmente viene data al
paziente una spiegazione dei fondamenti della T.C. Poi egli impara a
riconoscere, regolare e trascrivere i propri pensieri negativi nella “registrazione
quotidiana dei pensieri disfunzioni”, per poi verificarne la logica.
Una
delle principali caratteristiche di questo tipo di terapia è che il paziente
comincia a far proprie molte delle tecniche usate dal terapeuta e il paziente
comincia a mettere in discussione le proprie ideazioni. Questo porsi domande
svolge un ruolo fondamentale nella generalizzazione delle tecniche cognitive
dal colloquio alle situazioni esterne; contrariamente senza questo interrogarsi
il paziente rimarrebbe ancorato ai vecchi modelli.
Le
tecniche comportamentali sono usate con i pazienti più gravemente depressi non
solo per cambiare il loro comportamento ma anche per far emergere le cognizioni
connesse con determinati comportamenti.
Un
problema importante per il terapeuta riguarda non solo la scelta delle tecniche
ma anche il momento adatto per attuarle (il problema sarà trattato nei prossimi
capitoli).
Il
percorso generalmente consiste di 15-20 sedute a intervallo settimanale.
IL
MODELLO COGNITIVO DELLA DEPRESSIONE
Tale
modello è nato dall’osservazione clinica sistematica e dalla verifica
sperimentale. Si serve di 3 concetti per spiegare il substrato psicologico
della depressione:
1. La triade cognitiva consiste in 3 principali
modelli cognitivi che riguardano la visione negativa che il paziente ha di:
· Se stesso: pz si vede inadeguato a causa
dei suoi presunti difetti, si sottovaluta e si critica;
· Del mondo e delle esperienze attuali;
· Del futuro: il pz depresso manca di
progettualità.
Il
modello cognitivo considera gli altri segni e sintomi della sindrome depressiva
(paralisi della volontà, desideri di fuga…) conseguenze dell’attivazione dei
modelli cognitivi negativi. Anche l’aumento della dipendenza è comprensibile in
termini cognitivi in quanto il pz si considera un inetto, tende quindi ad
affidarsi ad altri che considera più competenti.
2. Schemi (organizzazione strutturale del
modello cognitivo). “Lo schema è una struttura cognitiva impiegata per
selezionare, codificare e valutare gli stimoli che giungono dall’organismo.
Sulla base della matrice degli schemi, l’individuo è in grado di orientarsi nel
tempo e nello spazio ed è in grado di categorizzare e interpretare le sue
esperienze in modo significativo”. Tale concetto è usato per spiegare perché un
paziente depresso mantenga i suoi atteggiamenti che provocano sofferenza e
senso di sconfitta, nonostante vi siano prove oggettive della presenza di
fattori positivi nella sua vita.
Gli
schemi sono la base per trasformare i dati in cognizioni e sono usati per classificare
e valutare le esperienze. Essi vengono attivati in una data situazione e
determinano il modo di reagire della persona. Il paziente depresso perde il
controllo volontario sui propri processi di pensiero ed è incapace di fare
appello ad altri schemi più appropriati.
Fonts:
-American
Psychiatric Association (2001), DSM-IV-TR, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali -Text
Revision, Masson, Milano
-Angst J. (1997), “Epidemiology of Depression”. In:
Honig A., Van Praag H.M. (Edited by),
Depression. Neurobiological, Psychopathological and Therapeutic Advances. John Wiley &
Sons, England, 1997
-Beck Aaron T. e al.,1987,TERAPIA COGNITIVA DELLA
DEPRESSIONE Collana Programma di
Psic.Psichiat.Psicoter
-
Ezio Sanavio, Cesare Cornoldi, Psicologia clinica, pp. 94-97.
-
http://it.wikipedia.org/wiki/Disturbo_depressivo#cite_note-17