La terapia cognitiva è un approccio psicoterapeutico
attivo e centrato sul problema basato sulla comprensione simultanea del ruolo
del pensiero,del sentimento e del comportamento nella psicopatologia,Lenzenweger, Clarkin (2006). Per
usarla con i disturbi di personalità è necessario modificare la terapia
“standard”. L’orientamento filosofico è fenomenologico. Le risposte emozionali
e comportamentali agli eventi sono modellate dalle percezioni individuali e
dall’interpretazione delle situazioni.
Le manifestazioni psicopatologiche sono il risultato
di errori sistematici e di una percezione e interpretazione degli eventi
distorta e travisata. Tali fattori cognitivi si manifestano con risposte
disfunzionali agli eventi che, a loro volta, possono contribuire a
cristallizzare nel tempo gli aspetti disfunzionali della sfera cognitiva.
Sulla base dell’empirismo collaborativo, il terapeuta
cognitivo lavora con il paziente per raccogliere informazioni dettagliate
riguardanti pensieri, sentimenti e comportamenti specifici che si verificano in
situazioni problematiche.
Per pianificare l’intervento sono importanti
l’osservazione diretta e gli esperimenti comportamentali al fine di verificare
la fondatezza dei pensieri automatici e delle convinzioni disfunzionali e per
individuare strategie più adattive.
Il terapeuta per essere efficace deve sia comprendere
l’esperienza individuale soggettiva sia percepire accuratamente la realtà
oggettiva.
Il termine “elaborazione cognitiva”si riferisce a
tutto ciò di cui il paziente non è pienamente consapevole, al di là dei pensieri
verbalizzati, è sinonimo di elaborazione dell’informazione.
La terapia cognitiva ha sempre privilegiato l’uso di
un linguaggio comune non tecnico e
l’intervento concreto rispetto alla teoria astratta. L’enfasi è sul “qui
ed ora”. Questo non vuol dire che il terapeuta cognitivo ignora il passato del
paziente, se questo contribuisce a una maggiore comprensione del caso e della
modificazione dei fattori che perpetuano.
La terapia cognitiva è un approccio integrato. Le tre
principali correnti di pensiero che hanno dato il loro contributo sono:
l’approccio fenomenologico, la psicologia psicodinamica del profondo e la
psicologia cognitiva, (Lenzenweger, Clarkin, 2006). La pratica clinica è stata anche fortemente influenzata
dalla terapia centrata sul cliente e dagli attuali approcci cognitivi e
cognitivo-comportamentali.
La formazione di base e l’orientamento terapeutico di
Beck sono stati di tipo psicodinamico. Egli analizzò i pensieri e i sogni dei
depressi trovando non una rabbia rivolta contro se stessi, come affermava Freud,
ma un’ideazione centrata su tematiche di rovina, perdita e disperazione,(BECK A. T.,1976),. Tentò
quindi di modificare i processi cognitivi correggendo le distorsioni cognitive
e alleviando così lo stato di depressione.
Negli stessi anni Ellis, (ELLIS A.,1962), elaborò la terapia razionale-emotiva,
influenzandosi reciprocamente.
Anche la “rivoluzione cognitiva” della terapia
comportamentale influenzò la terapia cognitiva: la teoria dell’apprendimento
sociale di Bandura e gli studi di Mahoney sulla mediazione cognitiva
dell’apprendimento umano.
Il risultato è un approccio integrato che mette in
rilievo l’importanza della comprensione dell’esperienza soggettiva,
dell’accurata osservazione della realtà oggettiva e della risposta individuale
a essa, e del valutare la discrepanza tra esperienza soggettiva e realtà
oggettiva.
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