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13 gen 2015

Depressione, una visione Cognitivo\comportamentae



Dott Madau Filippo , Pesaro



La depressione fa parte dei disturbi dell'umore, insieme ad altre patologie come la mania e il disturbo bipolare. Essa può assumere la forma di un singolo episodio transitorio (si parlerà quindi di episodio depressivo) oppure di un vero e proprio disturbo (si parlerà quindi di disturbo depressivo). L'episodio o il disturbo depressivo sono a loro volta caratterizzati da una maggiore o minore gravità. Quando i sintomi sono tali da compromettere l'adattamento sociale si parlerà di disturbo depressivo maggiore, in modo da distinguerlo da depressioni minori che non hanno gravi conseguenze e spesso sono normali reazioni ad eventi della vita con risoluzione in tempi brevi.
L'episodio depressivo maggiore è caratterizzato da sintomi che durano almeno due settimane causando una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.

Sintomatologia:

-Umore depresso;
-Diminuzione o perdita di interesse(anedonia, apatia);
-Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno;
-Affaticabilità, perdita o mancanza di energia/slancio vitale o prostrazione fisica quasi ogni giorno (astenia);
-Disturbi d'ansia (es. attacchi di panico o preoccupazioni eccessive e persistenti);
-Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno;
-Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo aumento di peso;
-Disturbi psicosomatici;
-Tendenza all'isolamento;
-Ricorrenti pensieri di morte.

I sintomi non son necessariamente tutti presenti, ma per parlare di episodio depressivo maggiore è necessaria la presenza di almeno cinque dei sintomi sopra elencati. Nella maggior parte dei casi però la depressione si configura come disturbo depressivo maggiore, cioè un decorso clinico caratterizzato da più episodi depressivi maggiori; nel 50-60% dei casi, infatti, un episodio depressivo maggiore sarà seguito da un ulteriore episodio depressivo, portando quindi alla formazione di un disturbo depressivo.

-Almeno il 27% della popolazione adulta ha sofferto o soffrirà in futuro di un   episodio di depressione clinica;
-La depressione aumenta il rischio di attacchi cardiaci e spesso costituisce un    fattore di rischio per l’infarto, il diabete e il tumore;
-La depressione è la causa principale di incapacitazione;
-I costi associati alla depressione superano i 30 milioni di dollari l’anno.


Le tecniche usate in questo ambito teorico, sono di tipo cognitivo\comportamentale; esse consistono in esperienze di apprendimento molto specifiche volte ad insegnare al paziente le seguenti operazioni:

-Regolare i pensieri negativi, automatici (cognizioni);
-riconoscere le connessioni tra cognizione, affetto e comportamento;
-esaminare le prove a favore e contro il proprio pensiero automatico distorto;
-sostituire queste cognizioni prevenute con interpretazioni più centrate sulla  realtà;
-imparare ad individuare e a modificare le convinzioni disfunzionali che  predispongono a travisare le proprie esperienze.

Si usano varie tecniche verbali per esplorare la logica che sta dietro a cognizioni e presupposti e ne forma la base. Inizialmente viene data al paziente una spiegazione dei fondamenti della T.C. Poi egli impara a riconoscere, regolare e trascrivere i propri pensieri negativi nella “registrazione quotidiana dei pensieri disfunzioni”, per poi verificarne la logica.
Una delle principali caratteristiche di questo tipo di terapia è che il paziente comincia a far proprie molte delle tecniche usate dal terapeuta e il paziente comincia a mettere in discussione le proprie ideazioni. Questo porsi domande svolge un ruolo fondamentale nella generalizzazione delle tecniche cognitive dal colloquio alle situazioni esterne; contrariamente senza questo interrogarsi il paziente rimarrebbe ancorato ai vecchi modelli.
Le tecniche comportamentali sono usate con i pazienti più gravemente depressi non solo per cambiare il loro comportamento ma anche per far emergere le cognizioni connesse con determinati comportamenti.
Un problema importante per il terapeuta riguarda non solo la scelta delle tecniche ma anche il momento adatto per attuarle (il problema sarà trattato nei prossimi capitoli).
Il percorso generalmente consiste di 15-20 sedute a intervallo settimanale.

IL MODELLO COGNITIVO DELLA DEPRESSIONE

Tale modello è nato dall’osservazione clinica sistematica e dalla verifica sperimentale. Si serve di 3 concetti per spiegare il substrato psicologico della depressione:
1.  La triade cognitiva consiste in 3 principali modelli cognitivi che riguardano la visione negativa che il paziente ha di:
·  Se stesso: pz si vede inadeguato a causa dei suoi presunti difetti, si sottovaluta e si critica;
·    Del mondo e delle esperienze attuali;
·    Del futuro: il pz depresso manca di progettualità.
Il modello cognitivo considera gli altri segni e sintomi della sindrome depressiva (paralisi della volontà, desideri di fuga…) conseguenze dell’attivazione dei modelli cognitivi negativi. Anche l’aumento della dipendenza è comprensibile in termini cognitivi in quanto il pz si considera un inetto, tende quindi ad affidarsi ad altri che considera più competenti.
2.  Schemi (organizzazione strutturale del modello cognitivo). “Lo schema è una struttura cognitiva impiegata per selezionare, codificare e valutare gli stimoli che giungono dall’organismo. Sulla base della matrice degli schemi, l’individuo è in grado di orientarsi nel tempo e nello spazio ed è in grado di categorizzare e interpretare le sue esperienze in modo significativo”. Tale concetto è usato per spiegare perché un paziente depresso mantenga i suoi atteggiamenti che provocano sofferenza e senso di sconfitta, nonostante vi siano prove oggettive della presenza di fattori positivi nella sua vita.
Gli schemi sono la base per trasformare i dati in cognizioni e sono usati per classificare e valutare le esperienze. Essi vengono attivati in una data situazione e determinano il modo di reagire della persona. Il paziente depresso perde il controllo volontario sui propri processi di pensiero ed è incapace di fare appello ad altri schemi più appropriati.


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- http://it.wikipedia.org/wiki/Disturbo_depressivo#cite_note-17

9 gen 2015

Dipendenza da Alcol

Aggiornamento di ricerca clinica

ALCOLISMO

Fattori di rischio per l'alcolismo

Queste due ricerche studiano i fattori di rischio familiare per l'alcolismo
indagando quanto siano mediati dall'ereditarietà o da caratteristiche di
personalità.
Bassa responsività all'alcool e rischio familiare

Schuckit (1998) afferma che una bassa risposta agli effetti dell'alcool,
legata a fattori genetici potrebbe contribuire all'assunzione di eccessive
quantità di alcool, e dunque alla tolleranza e alla dipendenza dallo stesso.
L'autore ha esaminato un campione di 453 giovani uomini, studiando la loro
risposta all'alcool durante varie sfide basate sull'assunzione di alcool, all'età
di 20 anni, 10 anni dopo, e ancora dopo 15 anni. Il campione comprendeva
figli di alcolisti e soggetti del gruppo di controllo senza genitori alcolisti. I
partecipanti sono stati studiati anche in relazione a diverse variabili, quali
variabili demografiche, quantità e frequenza del bere, e abuso di sostanze.
Effettivamente i partecipanti con una storia familiare di alcolismo,
mostravano durante le "gare" una minore responsività all'alcool, intesa sia
come percezione soggettiva dell'intossicazione che come modificazione del
cortisolo rispetto al gruppo di controllo con stessa concentrazione di alcool
nel sangue.
A 10 anni di distanza il 43% dei figli di alcolisti, rispetto al 17% del
gruppo di controllo, aveva manifestato una storia di abuso e dipendenza 214 D. Ceridono, D.Botta, M. Finistauri
dall'alcool. Non c'era alcuna differenza invece sulla percentuale di disturbi
mentali o abusi di altre sostanze. Nel follow-up a 15 anni di distanza condotto
su 127 soggetti, il basso livello di responsività all'alcool rilevato inizialmente
continuava ad essere predittivo per l'abuso dello stesso.

Rischio familiare e disturbi di personalità

Alterman e al. (1998) hanno esaminato la percentuale di disturbi di
personalità (PDs) in tre gruppi di rischio rispetto all'alcolismo.
Specificatamente sono stati studiati 396 soggetti divisi in tre gruppi con
diverso livello di rischio: 1) alto rischio: soggetti con padri biologici, e altri
famigliari con una storia di alcoolismo; 2) medio-rischio: soggetti con solo il
padre biologico alcolista, ma con nessun altro famigliare, e 3) un gruppo a
basso rischio con storie di alcoolismo soltanto in persone al secondo o terzo
grado di parentela. Dai risultati è emerso che il gruppo ad alto rischio
consumava quantità maggiori di alcol rispetto agli altri due e maggiore
probabilità di incontrare i criteri di diagnosi di disturbo di personalità. Il
secondo gruppo, a medio rischio, aveva una percentuale maggiore di PDs del
terzo gruppo, ma i soggetti non assumevano maggiori quantità di alcool. Il
fattore di rischio risultava quindi maggiormente in relazione al consumo di
alcool che ai PDs. Rispetto alle singole diagnosi laddove questa era di
Disturbo Antisociale l'impatto sul consumo di alcool era 4 volte maggiore nei
soggetti del gruppo a basso rischio familiare, rispetto a quelli del gruppo ad
alto rischio familiare.
Questi studi sottolineano l'importanza della familiarità nell'alcoolismo ma
anche l'incidenza di altri fattori di rischio quali la comorbilità con disturbi di
personalità.

Psicologia Psicoterapia e Salute, Vol. 6, No. 2, 213-.243.
A cura di
Davide Ceridono, Daniela Botta,
Mirella Finistauri
IFREP
Alterman, A. I., Bedrick, J., Cacciola, J. S., Rutherford, M., Searles, J. S.,
Cook, T. G, (1998). Personality pathology and drinking in young men at
high and low familiar risk for alcoholism. Journal of Studies on Alcohol,
59, 495-502.
Schuckit, M. A. (1998). Biological, psychological and enviromental
predictors of the alcoholism risk: a longitudinal study. Journal of studies
on Alcohol, 59, 485-494.


I Sogni 

Un approccio multidimensionale



I sogni nell’antichità e oggi


Gli antropologi hanno descritto i sogni secondo una concezione spaziale di viaggi.
Nell’antichità i sogni potevano essere:
-Viaggi lunghi degli dei verso l’uomo (i grandi
sogni di Jung)
-Viaggi dell’uomo verso gli dei (il futuro personale e sociale: Adler e sogni telepatici)
-Viaggi più brevi (aspetti del presente e del passato (Freud))
-Viaggi molto brevi (rilevano le condizioni del corpo)
Nell’antichità i sogni più importanti erano quelli dei
viaggi lunghi e i meno importanti quelli dei viaggi
brevi, la gerarchia di importanza oggi è rovesciata e i sogni
più importanti sono quelli somatici e i meno importanti quelli dei grandi significati (Jung)

L’approccio psicoanalitico


L’approccio psicoanalitico è anche oggi il più conosciuto a livello popolare e meglio divulgato
Tre aspetti sono fondamentali nella psicoanalisi quando si parla di sogni:
¨La interpretazione fondata sulla libera
associazione
¨La formazione dei sogni
¨I’interpretazione dei sogni

La libera associazione

¨Il metodo di lavoro sui sogni nella psicoanalisi è la libera associazione, attraverso il materiale che emerge dalla libera associazione della persona che sogna, lo psicoanalista deriva l’interpretazione. Ha grande importanza l’oggettività dello psicoanalista e la sua abilità ermeneutica.

La formazione del sogno in psicoanalisi

Il sogno si forma sulla base di quattro processi:
¨La condensazione: diverse memorie sono messe insieme in un’unica unità
¨Lo spostamento: i significati profondi sono cambiati nei significati del sogno manifesto
¨La rappresentazione visiva: il contenuto verbale viene tradotto visivamente
¨Revisione secondaria: il contenuto visivo viene coordinato in modo da avere consciamente senso.

Il processo causale
¨ I pensieri latenti, prevalentemente verbali, sono tradotti nel sogno manifesto attraverso i processi di formazione del sogno.
¨Il processo della interpretazione è esattamente opposto a quello dell’analisi della formazione:
dietro il significato manifesto bisogna trovare il significato che è stato spostato,  dietro il visivo spostato bisogna trovare il verbale condensato e dietro il verbale condensato bisogna trovare gli elementi distinti che si sono condensati.


I sogni per i cognitivisti


¨ I cognitivisti non danno molta importanza al lavoro con i sogni; sono interessati a spiegare cosa sono i sogni
¨La focalizzazione dei cognitivisti è sulla memoria e sul linguaggio:
¨Marshal Edelson: ha cercato di dare una spiegazione cognitivista ai sogni psicoanalitici usando i concetti delle strutture profonde di Chomsky. Una delle critiche fatte ad Edelsono è che abbia interpretato liberamente Chomsky. Per proteggere il sonno il verbale viene tradotto in visivo.

Foulkes: non accetta che il sogno rappresenti una struttura profonda. Il sogno poggia sul “dialogo interno”; è una psicolinguistica che finisce le rappresentazioni visive attraverso una
sovrapposizione di sintassi su memorie diffuse.
¨Antrobus: la memoria semantica a lungo termine permette un processo combinatoriale di aspetti e attributi astratti che si sovrappongono.

I sogni per i fisiologi


¨ Per Crick, nobel per il DNA, e Mitchison il sogno è un processo di lavaggio neuronale della memoria semantica per liberarla dagli eccessi di informazione della vita di veglia; il sogno ricordato sarebbe un segnale di insuccesso di tale lavaggio neuronale, pertanto usare il sogno come fonte di informazione per influenzare la propria vita è una procedura che non ha nessun senso
¨Di parere simile sono i fisiologi Hobsone McCarly. L’eccitazione vestibolare causa il sogno ed è un processo casuale.
I sogni per Jung
¨ Per Jung e i Gestaltisti non esiste un processo di rovesciamento dei passi dell’analisi, ma esiste un processo compensatorio di amplificazione: il sogno completa processi di veglia (i piccoli sogni)
¨ I grandi sogni sono espressioni archetipiche della persona che sogna
¨ Non occorre scoprire le strutture profonde, non occorrono interpretazioni ma amplificazioni. Si tratta di scoprire significati rappresentati in modo visivo, artistico, estetico e metaforico per tradurli in parole.
¨ Molti sogni sarebbero compensativi, cioè rappresenterebbero quello che non riceve attenzione e
sfogo nella vita di veglia. Molti sogni avrebbero significati multipli perché i simboli onirici sono espressioni ricche mai completamente traducibili in parole di vissuti personali o anche culturali che si presentano in una forma espressiva diversa da quella verbale, quindi niente è mascherato.
¨Per questo, teorici, incluso Boss, il sogno è una espressione complessa di sé che può essere vissuta, espansa, e tradotta in termini verbali, ma non un verbale che è stato mascherato e che ha
bisogno di essere smascherato (Freud)
Le due visioni dei sogni
¨ Nella spiegazione del fenomeno onirico sono
evidenti due approcci distinti:
¨ a. L’approccio scientifico, che mira alla spiegazione causale (per molti aspetti la psicoanalisi, i cognitivisti)
¨ b. L’approccio che dà importanza al significato(Jung e gli esistenzialisti)
¨Le due visioni hanno le stesse connotazioni dell’approccio scientifico ed ermeneutico nell’ambito della psicologia generale.
I sogni lucidi
¨ I sogni lucidi sono quei sogni nei quali il sognatore ha la sensazione di essere sveglio e di osservare il sogno
¨ Consta sperimentalmente che è possibile intervenire sul sogno inducendo sogni lucidi
¨ L’idea dei sogni lucidi può essere importante per intervenire nelle attività oniriche delle
persone che tendono a creare sogni che riflettono vissuti interiori poco costruttivi
Una tassonomia dei sogni
¨ I sogni si possono categorizzare secondo due dimensioni:
¨ a. L’intensità. Una dimensione verticale che va da bassa intensità emotiva ad una esperienza forte di natura archetipica
¨ b. La complessità di significato. Una dimensione che va dal verbale analitico al simolico e metaforico
La dmensione della complessità
¨ Secondo la complessità si possono distinguere quattro categorie che possono essere viste come un circomplesso:
¨ a. Sogni verbali e analitici
¨ b. Sogni somatici (somatici/titanici)
¨ c. Sogni metaforici (metafora/archetipici, mandala, luce bianca)
¨ d. Sogni di soluzione di problemi e telepatici
Complessità e contenuto
¨Storia (Narrazione, sequenziali)
¨Azione (interpersonali)
¨Osservazione (passività)
¨Setting (spaziali, simultanei)
¨ Telepatici
¨Metonimia
¨Somatici
¨Metaforici

Dott. Madau Filippo

Bibliografia


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6 gen 2015

I gruppi per la disassuefazionedal fumo di tabacco

Estratti di Psicologia:
Dr Madau Filippo
psicologo


I gruppi per la disassuefazionedal fumo di tabacco




In Italia ci sono circa 16 milioni di fumatori al di sopra dei 15 anni:
fuma il 44% della popolazione maschile tra i 25 ed i 39 anni
ed il 37% delle donne della stessa fascia di età.
(Creazzola et al., 1999).
Secondo l’OMS attualmente si verificano circa 3,5 milioni di decessi all’anno,
a causa del fumo di tabacco.
L’impatto estremamente nocivo del tabacco sulla salute è la ragione principale
per dare un forte supporto al controllo del tabagismo.
Alcuni studi riportano che oltre il 70% dei fumatori vuole smettere,
di questi solo chi è fortemente motivato e/o solo i fumatori moderati riescono a smettere da soli,
gli altri possono scegliere tra proposte diverse:
terapia sostitutiva della nicotina,
metodi di auto-aiuto,
agopuntura,
ipnosi,
terapie di gruppo, ecc.

Nell'articolo viene presentata una modalità di intervento
sulla dipendenza da fumo di tabacco: 
i “gruppi per la disassuefazione dal fumo” organizzati 
dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

Struttura dell' articolo:

1. il metodo;
2. la struttura dell’intervento: 
  a) lo screening iniziale; 
  b) la composizione dei gruppi; 
  c) la frequenza e la durata degli incontri;
  d) il contratto; 
  e) le fasi del programma;
3. contenuti di ogni incontro
4. stile di conduzione;
5. risultati raggiunti.

1. Il metodo
In modo integrato, tecniche e metodi derivanti da modelli
diversi. In particolare esso integra tecniche cognitivocomportamentali,
tecniche di comunicazione, procedure derivate
dai gruppi di mutuo aiuto, interventi riguardanti la salute, tecniche
derivate dall’Analisi Transazionale.

2. La struttura dell’intervento
Il programma viene realizzato in gruppo

a) Lo screening iniziale. 
b) La composizione dei gruppi.
c) La frequenza e la durata degli incontri. 
    Il programma è suddiviso in 8 incontri e 4 follow-up di 1 ora e 30 minuti ciascuno.
d) Il contratto. Il contratto che lega il conduttore e i partecipanti ai gruppi e ha per obiettivo la cessazione del fumo; 
e) Le fasi del programma. 
    1° FASE. PREPARAZIONE
    2° FASE. SOSPENSIONE
    3° FASE. MANTENIMENTO
    4° FOLLOW-UP 

I primi risultati

Una ricerca sui determinanti della cessazione del fumo condotta
a Firenze su un campione di 693 persone iscritte ai gruppi
riporta che al termine del corso il 66% degli iscritti dichiara di
non fumare, e, a distanza di un anno dalla partecipazione al corso,
il 33% degli iscritti continua a non fumare (Gorini et al,
1998).
Sarà, inoltre, interessante verificare se l’associazione di più
metodologie possa permettere di raggiungere risultati migliori.
(Hud- Disassuefazione dal fumo mond & Berger, 1995).
In questo senso è in atto una sperimentazione
da parte di alcune Sezioni Provinciali della Lega Italiana
per la Lotta contro i Tumori che associano il gruppo e la terapia
di sostituzione della nicotina, ma i risultati non sono ancora disponibili.

Chiara Manfredini

Clarita Bollettini



Bibliografia

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Esperienze e Procedimenti Terapeutici
__________________________________
Psicologia Psicoterapia e Salute, Vol. 6, No. 3, 387-401.

dr. Filippo Madau


Personalità:maturità, competenza e responsabilità



 



Terminologia

Le difficoltà per uno studio sugli obiettivi da raggiungere nella formazione della personalità intesa come totalità organizzata si evidenziano già nella terminologia usata al riguardo. Heath (1977), riportando alcuni dei termini più comuni nella letteratura su questo argomento (autorealizzazione, salute mentale, maturità emozionale, normalità, competenza, adattamento, competenze comunicative, forza dell'Io, essere organizzato, ecc.), fa notare che la ricchezza terminologica corrisponde alla confusione teorica.

Alcuni concetti più usati per esaminare il grado di realizzazione della personalitá sono le categorie di adattamento e salute mentale. I criteri di valutazione della personalità adoperati per queste categorie si riferiscono alle aspettative sociali legate, ad es., alle norme sociali esplicite o implicite, ai valori comunemente accettati, alle usanze comuni. Più una persona corrisponde alle aspettative legate a queste istanze sociali, più essa è valutata come adattata o caratterizzata da salute mentale.
Tutte e due queste categorie di valutazione della realizzazione o integrità della personalità non comprendono quindi criteri valutativi universalmente validi, ma si orientano su norme e valori di determinate culture o gruppi sociali. In effetti, può accadere che comportamenti individuali, che in una cultura siano considerati come sani, in un'altra cultura o gruppo socio-culturale vengono valutati come malati o devianti.
La psicologia della personalità, in quanto ha carattere nomotetico, deve astrarre dalle differenze particolari (centrate p. es. su aspetti socio-culturali) e elaborare delle categorie che si riferiscono all'integrità della personalità a un livello più generalizzato. A questo proposito, si potrebbe ritenere più valido l'uso delle categorie di maturità, di competenza e di responsabilità, per studiare ed esaminare in che modo l'individuo corrisponde alla formazione della sua personalità. 


Fonts:
Franta, H. (1982). Individualità e formazione integrale. Roma: LAS. 
Heath, D. H., Maturity and competence, a transcultural view, New York, Gardner Press, 1977.